In genere la pianta alla quale appartiene il minuscolo fiore riprodotto nell’immagine sotto il titolo, viene chiamata Erba morella o Morella comune, considerata infestante. I botanici la chiamano Solanum nigrum, nome imposto dall’onnipresente Linneo nel XVIII secolo.
L’esemplare immortalato nell’immagine è stato ripreso lungo un muretto di cinta a Introbio in via alle Prade. Ora però è scomparso, sfalciato dagli addetti comunali qualche giorno fa durante un’operazione di rimozione delle erbacce dalle strade. Qualora aveste l’impressione di aver già visto qualcuno di questi fiorellini (circa 1 cm. di diametro), magari nell’orto, non vi sbagliate di grosso ma vi sbagliate. Se avete pazienza e cercate nell’archivio di questa rubrica, e in particolare risalite fino al 28 settembre del 2021, troverete la fotografia di un fiore molto simile appartenente a una pianta di comunissima patata.
Però, le due essenze vegetali sono molto diverse anche se appartengono, come il pomodoro, alla stessa famiglia, le Solanacee. L’appellativo generico, “Solanum”, deriva dal latino “solamen” col significato di sollievo, conforto, poiché un tempo la Morella veniva utilizzata a scopi medicali, insieme ad altre erbe, anche come analgesico per sedazioni profonde durante gli interventi chirurgici.
Il vescovo di Cervia e medico chirurgo, Teodorico Borgognoni (1205 – 1298), considerato il primo anestesista nella storia della medicina occidentale, vi fa riferimento nella sua opera più nota: “Cyrurgia seu filia principis”, nella quale suggerisce l’uso narcotico di oppio, papavero e Solanum nigrum. Il secondo termine dell’epiteto scientifico, “nigrum”, fa riferimento al colore delle bacche della pianta che a maturazione completa sono di un bel nero lucido.
È conosciuto da molti secoli anche l’uso fitoterapico dell’Erba morella che veniva infatti impiegata (soprattutto fiori e foglie) per le sue proprietà emollienti, febbrifughe e diuretiche. Sembra inoltre che un impasto di Morella, chiamato “unguento populeo” possa attenuare in qualche misura le manifestazioni di psoriasi, i sintomi delle periartriti e le ustioni cutanee. Ma state accorti. L’elevato contenuto di Solanina, un alcaloide tossico presente anche nelle patate e nelle piante di alkekengi (di cui abbiamo parlato nella precedente puntata della rubrica), è molto pericoloso.
Quindi, anche se anticamente c’era chi utilizzava foglie e bacche di Solanum a scopo alimentare, voi non fatelo perchè potreste pentirvene. Accontentatevi di fare un po’ di “flower viewing”. O “flower watching”?